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al testo di Amina Narimi
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Quella notte la risposta fu abbagliante quando mi svegliai alle quattro del ventisette luglio -corri da Lei- Si era consumata a tre quarti la candela benedetta il 2 febbraio di tanti anni fa nel giorno della Candelora una donna di mare me ne fece dono incartandola dentro una preghiera accompagnò le sue mani la parola di raccomandazione: "Accendila solo in caso estremo,quando non c'è più niente da fare." Durante questi venti anni l'ho conservata in alto nei mobili più alti, più vicini al cielo,lontani dal dolore Nei momenti difficili l'ho sfiorata poi sempre riposta ho creduto non fosse l'estremo dolore quello provato ce la posso fare-mi ripetevo- deve esserci qualcosa di più grande per convocare Dio La voce spezzata di mia madre bagnata nei capelli come una bambina appena nata conteneva quelle parole: "non c'è più niente da fare" dieci mussole sono le garze imbevute gli ultimi sorsi d'acqua succhiata dalle mie mani tre volte tenevi tra le labbra sfinite le garze ,come ninive io pregavo te le porgevo e pregavo narimi,sussurravo,rimani negli occhi avevi"non posso" ed io ti ho implorato :Perdono
Nella notte piena mi ha inondato la vigilia della sue parole nella camera bianca, le sue braccia affaticate lungo le mie spalle, a dire fai presto, fai tutto quello che puoi,corri..... Non c'è più niente da fare. Sono uscita dalla stanza con un compito ben preciso da proteggere Ho aperto la carta che conteneva la preghiera,la candela solo allora ho compreso il senso,la misura esatta del tempo e tutto il lago nel cuore Quella candela sarebbe durata solo... il tempo degli Angeli si era consumata tutta, meno un quarto... il tempo di raggiungerla Il tempo dell'uccello che canta Narimi all'alba
i numeri tornano perchè così qualcuno ha prestabilito sapeva da tempo mia madre della sua imminente partenza... sapeva Lei,Zingara,tranne Noi n anno di Vita..Kurskaja Kosà, per prepararci al distacco... credo questo sia stato il suo dono, il più grande,L'Amore le garze di mussola nel numero giusto il solo fianco,il suo dolore le Ninive... quante preghiere inginocchiate in un anno gli amici del boscovecchio,le fessure i segreti la creta di loro sempre mi chiedeva,dei Geni Infine ventisei respiri... entisei volte hanno girato le viti alla vita la sua casa di legno,avamposto sul mare Ho chiuso gli occhi... a venticinque ho detto piano +1 è arrivato ...l'ultimo foro.. il sigillo a tenere il segreto un premio di luce è una piccola pace quella che sento nel tormento del lutto,l'amore tante cose da dirLe ancora segrete , sfinite Gli aghi dei pini cadono quando è ora.... quando è ora Narimi resta il dolore,contiene tutta me stessa regge il mio passo,nel bosco, senza fiatare fino alla radice del foro stringo le mani le garze imbevute le trasparenze degli occhi chiari ,che niente nascondono Lasciami l'll tuo coraggio -le ho scritto nel suo avamposto- La tua paura di niente che mai hai avuto, deponi nel cuore mio impaurito e solo una niniva di mussola sottile respiro di quiete,la neve
Ho messo nel pugno la corsa,durante la messa la rondine,la traccia,il fianco,la tana stringevo le zampe la cerva,il mio bosco la niniva,come come una figlia l'ho messa ancora al seno,attaccata le ho dato da bere la luce
come un muezzin canterò ogni mattina, a quell'ora come l'usignolo ....Narimi UnaVoltaPerSempre...nell'8sdraiato MammaRimani
http://www.youtube.com/watch?v=xk_B1e28w_c&feature=relmfu
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